L'editorialista del Corriere della Sera per il Premio Ischia 2013
I due concetti che sono alla base del premio di quest’anno sono meno scontati e definibili di quanto non si pensi. Il modo in cui vengono declinati e manipolati non solo dai mezzi di comunicazione tradizionali, ma dalla rete, dilatano il dovere di informare e il diritto di conoscere in modo tale da abbattere qualunque limite; e, per paradosso, per creare altre barriere, seppure meno visibili. Siamo dunque in presenza di una riscrittura delle regole tuttora in corso; e che si associa ad un diffuso risentimento nei confronti dell’informazione, alimentato da chi tende a identificarla con un potere declinante.
Certamente, quando i giornali vendono meno e non possono andare avanti con i propri mezzi sono più deboli, rispetto a ogni potere. Eppure, la qualità delle analisi e degli approfondimenti resterà essenziale e connoterà sempre più il ruolo soprattutto della carta stampata. Il valore aggiunto di un’informazione credibile e affidabile, finora, non è stato sostituito da nulla; ed è la principale garanzia non solo per i giornalisti ma per i lettori. In questo senso, il dovere di informare diventa anche capacità e a dare più notizie e chiavi di lettura possibili a chi legge.
Quanto ai lettori, la loro voglia ed esigenza di conoscere va in qualche modo abbinata al di attingere quelle informazioni che realmente li aiutino a comprendere la realtà in cui vivono, senza distorcerla. La superficialità e la mancanza di accuratezza vanno coltivate da chi fa informazione anche nel senso di aiutare chi legge a distinguere fra buono e cattivo giornalismo.