Mario Giordano

Mario Giordano nasce ad Alessandria, in Piemonte, il 19 giugno del 1966. È un giornalista italiano, oltre che autore di saggi, molto popolare per aver diretto il telegiornale di Italia 1, "Studio Aperto".

Giordano sembra aver raggiunto il proprio sogno. Da sempre infatti, sin dagli anni della scuola, ha come unica passione quella del giornalismo. "Per tutta la vita ho sempre sognato di fare il giornalista", ha dichiarato in occasione del suo libro, "Sanguisughe", edito da Mondadori nel 2011 e molto apprezzato da critica e pubblico. A conferma del suo impegno e della sua lunga esperienza, ha anche aggiunto, a margine di questa stessa dichiarazione, di "sognare da qualche anno unicamente la pensione". Entrambe le frasi, pertanto,

Ad ogni modo, l'inizio della carriera del futuro direttore di "Studio Aperto" avviene a Torino, vicino casa, nei primi anni '90 all'interno della testata "Il nostro tempo". È un settimanale cattolico abbastanza popolare nel capoluogo piemontese, acquistato anche da un buon pubblico di laici. Tra i primi argomenti di cui si occupa ci sono alcuni

 

Nel 1997 arriva l'incontro con il giornalista ed ex direttore del Tg1 Gad Lener. Questi lo vuole con sé alla trasmissione "Pinocchio", dove Giordano veste i panni del "grillo parlante". Nello stesso anno, il giornalista piemontese comincia a frequentare il salotto di Maurizio Costanzo, prendendo parte, in veste di opinionista, all'omonimo Show anni molto seguito dal grande pubblico.

Contemporaneamente, va in libreria con il primo di una lunga serie di saggi da lui firmati, esito delle inchieste fatte per Gad Lerner e per Vittorio Feltri. Il suo libro, edito da Mondadori, si intitola "Silenzio si ruba".

 

Lerner lo rivuole l'anno dopo, sempre alla trasmissione "Pinocchio". Tuttavia Giordano comincia a ritagliarsi un proprio spazio, facendosi affidare, poco prima della seconda edizione del programma di Lerner, il format di approfondimento politico "Dalle venti alle venti", in onda su RaiTre.

Sempre nel 1998 pubblica il suo secondo libro, dal titolo "Chi comanda davvero in Italia. I clan del potere che decidono per tutti noi", edito sempre da Mondadori. Nemmeno il tempo di rendersi conto delle vendite, che Giordano scrive un nuovo saggio, il quale esce agli inizi del 1999, sempre per la stessa casa editrice: "Waterloo! Il disastro italiano. L'Italia che non funziona".

Sono anni, questi, in cui il giornalista di Alessandria oscilla tra il telegiornale di Rai 1 diretto da Lerner e il quotidiano di Feltri, "Il Giornale". Con il primo però condivide le dimissioni, le quali arrivano dopo pochi mesi di conduzione. Con il secondo, invece, prosegue l'esperienza lavorativa, continuando a collaborare fino al 2000. Quest'anno è particolarmente importante per Mario Giordano. Un pomeriggio, come racconta egli stesso in una celebre intervista, arriva la telefonata che, all'età di soli trentaquattro anni, gli cambia letteralmente la vita.

Il 4 aprile del 2000 viene nominato direttore del giovane telegiornale "Studio Aperto". La sua popolarità da questo momento si impenna e con essa fanno da contraltare anche le prime parodie da parte di artisti e comici della tv e della radio, incentrate sulla sua voce squillante e talvolta stridula, oltre che sul tipo di telegiornale che si impegna a dirigere, nel quale gossip e meteo, oltre che sondaggi di dubbia attendibilità, assumono ruoli di rilievo rispetto alle consuete agende dei Tg nazionali. Le critiche, anche da parte dei colleghi della stampa, non mancano. Ma i dati di ascolto sono alti e sembrano dare ragione al giovane direttore.

 

L'anno dopo, nel 2001, torna in libreria con un nuovo saggio, il quale si rivela molto apprezzato dal pubblico. Il suo titolo è "L'Unione fa la truffa. Tutto quello che vi hanno nascosto sull'Europa", edito ancora una volta da Mondadori.

Figli diretti di Studio Aperto, sono i format "Lucignolo" e "L'alieno", entrambi in onda durante la sua esperienza alla direzione del fortunato telegiornale di Italia 1, la quale dura fino al 2007. È sempre Mario Giordano, pertanto, che firma la direzione dei due programmi televisivi, i cui lusinghieri dati di ascolto confermano la sua perizia nel confezionarli.

Nel frattempo, in qualità di editorialista, il giornalista piemontese compare con costanza sulle pagine del quotidiano "Il Giornale". Continua la sua esperienza di saggista e pubblica le inchieste "Attenti ai buoni. Truffe e bugie nascoste dietro la solidarietà", uscito nel 2003, "Siamo fritti", nel 2005, e "Senti chi parla. Viaggio nell'Italia che predica bene e razzola male", edito nel 2007. Ancora una volta, il suo editore di riferimento è Mondadori.

Il 10 ottobre del 2007, viene chiamato a dirigere il quotidiano "Il Giornale", al posto del collega Maurizio Belpietro, chiamato a ricoprire il ruolo di direttore del noto settimanale "Panorama". Giordano allora si lancia nella nuova esperienza sulla carta stampata, lasciando la direzione della sua "creatura", Studio Aperto. L'insediamento a via Negri avviene l'indomani, l'11 ottobre. Tuttavia, la sua esperienza al quotidiano fondato dal grande Indro Montanelli si rivela al di sotto delle attese. Due anni dopo, in qualità di direttore responsabile, viene coinvolto in un caso politico a causa di un articolo comparso sul suo quotidiano nel quale il popolo giapponese viene chiamato con la scomoda espressione "musi gialli". La cosa suscita una richiesta di scuse ufficiali da parte del ministro e vice capo di missione, Shinsuke Shimizu.

Così, il 20 agosto di quello stesso anno, ritorna a Mediaset a dirigere le "Nuove Iniziative News". È il preludio al ritorno a Studio Aperto, il quale arriva dal settembre del 2009, in veste di direttore. Nel frattempo, pubblica "Cinque in condotta. Tutto quello che bisogna sapere sul disastro della scuola", sempre per Mondadori.

Nel marzo del 2010 lascia ancora una volta Studio Aperto, che passa a Giovanni Toti, ex condirettore della testata televisiva. Il nuovo incarico che Giordano assume è quello di direttore di NewsMediaset, testata d'informazione del gruppo di Cologno Monzese. Contemporaneamente la sua firma ricompare sul quotidiano di via Negri, ma in qualità di editorialista.

Nel 2011 pubblica il suo ennesimo libro-inchiesta, sempre per Mondadori  Il titolo è "Sanguisughe. Le pensioni d'oro che ci prosciugano le tasche", il quale si rivela in pochi mesi un vero e proprio successo di pubblico, tale da fargli vendere, sin dalle sue prime battute, oltre centomila copie.

 

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