E' morto Castro vi riproponiamo la testimonianza di Armando Valladares premio Ischia per i diritto umani nel 2009
Ero nelle prigioni politiche di Cuba quando 10 miei compagni morirono in seguito ad uno sciopero della fame. La recente morte/assassinio di Orlando Zapata Tamyo, ha commosso il mondo. I media mondiali, ma sopratutto internet, han fatto sì che nel giro di pochi minuti la tragica notizia raggiungesse gli angoli più remoti del pianeta.
Non posso evitare i ricordi tristi quando penso agli altri prigionieri che hanno condiviso con me celle e orrori. Roberto López Chávez era quasi un bambino quando annunciò l'inizio dello sciopero della fame lì nella prigione di Isla de Pinos, a sud dell'Avana. Lo portarono alle celle di punizione. Pochi giorni dopo gli negarono l'acqua, l'agonia della morte per sete non è paragonabile ad alcun altra morte. Io ho partecipato a molti scioperi della fame però non ho avuto il coraggio di fare lo sciopero della sete, perchè ho assistito alle sofferenze dei miei compagni che morivano con le labbra screpolate, spellate, la lingua infiammata ... era come se ardessero in un rogo, però interno. Roberto era a terra, delirava, implorara un sorso d'acqua ... acqua ...
Entrarono le guardie, il prigioniero era a terra agonizzante e chiedeva acqua ...
“Hai sete…?” Chiese uno di loro. Si aprirono i pantaloni e gli dissero: “prendi ...” e gli orinarono sulla faccia e in bocca. Roberto morì il giorno dopo. Passarono settimane prima che la notizia della sua morte uscisse da quella prigione.
Anche il leader studentesco Pedro Luis Boitel iniziò lo sciopero della fame. Fidel Castro in persona diede l'ordine di non dargli più acqua, di rinchiuderlo in una segreta e di non aprire la porta fino a quando il prigioniero non fosse morto. Morì dopo cinquantatrè giorni. Sui gionali internazionali non apparve un solo rigo su questi due casi. La Commissione per i diritti umani dell'ONU, rifiutó esplicitamente di prendere in considerazione quelle morti.
Perchè Orlando Zapata Tamayo ha iniziato lo sciopero della fame? Non chiedeva di essere liberato, non voleva delle pur minime comodità materiali. Chiedeva solamente di non essere più picchiato, che finissero le torture fisiche ... solo questo chiedeva un umile operaio negro, desiderava solamente che non lo picchiassero più.
Da anni Orlando Zapata Tamayo veniva torturato. Un prigioniero politico cubano è stato testimone di sevizie e torture inflitte a Zapata Tamayo nella prigione di Guanajay, nella provincia dell'Avana. Questo prigioniero, un condannato della Primavera Negra, dichiarando il proprio nome Efren Fernández senza timore per le rappresaglie, ha lanciato al mondo una denuncia scioccante.
“Ho visto quando l'hanno preso dalla cella ammanettato e senza camicia. L'anno buttato a terra e l'hanno tirato per i piedi trascinandolo per circa duecento metri sul selciato di cemento fino alla zona militare, sulle spalle non aveva quasi più pelle. Alcuni giorni dopo, sono tornati a prenderlo, sempre amanettato, il Tenente Colonnello Wilfredo Velázquez, il direttore della prigione, gli ha spaccato la bocca con un pugno e le guardie l'hanno picchiato mentre era a terra.”
Questo prigioniero racconta anche che Orlando Zapata Tamayo era stato rinchiuso in una cella di punizione perchè chiedeva che finissero le percosse e le torture e che fossero rispettati i diritti umani. Quindi gli avevano inflitto la tortura che nelle carceri cubane è conosciuta come “la sillita”. Dopo averlo picchiato gli hanno messo le manette alle caviglie, gli hanno ammanettato le mani dietro la schiena e con un terzo paio di manette hanno unito le caviglie ai polsi obbligando il corpo a restare curvato. L'hanno lasciato così per vari giorni e lui continuava a gridare: “Abasso la dittatura…! Viva i Diritti Umani…!”
Orlando Zapata Tamayo per anni, a causa della sua ribellione, ha subito ogni tipo di tortura ... fino a che non ha deciso di fare lo sciopero della fame, l'unica cosa che chiedeva era che smetteresso di picchiarlo! Un povero operaio negro…voleva solamente non essere più picchiato.
Così come nelle favole le bestie rappresentano gli uomini, nella vita reale ci sono uomini che rappresentano le bestie… Uno di questi, mentre Orlando faceva lo sciopero della fame, l'ha picchiato a tal punto che hanno dovuto operarlo per estrarre i coaguli di sangue nel cervello. Alcuni prigionieri sono riusciti a fare uscire dal carcere la camicia insanguinata che aveva indossato apposta quel giorno. E' stato allora che il carceriere Filiberto Hernández gli ha tolto l'acqua.
Ogni volta che i carcerieri cercavano di obbligarlo a cambiare atteggiamento lo facevano con le percosse. Colpivano un uomo che faceva lo sciopero della fame da sessanta, settanta, ottanta giorni, era prostrato, agonizzante incapace persino di alzare un braccio. Il cadavere aveva la faccia gonfia e si vedevano i lividi delle percosse, sulla schiena, sul petto e sul collo.
Che genere di essere umano è colui che è capace di colpire un uomo quasi agonizzante, che non conosce e del quale non sa nulla? E' l'estremo odio di una ideologia moribonda!
Eppure la morte, che poteva essere evitata, di Orlando Zapata Tamayo e la reazione della comunità internazionale non sono riusciti a frenare l'orgia di violenza e sangue della Polizia Politica, la tirannia disprezza chi non sostiene i suoi crimini e i suoi oppositori.
Adesso le Damas de Blanco (le signore in bianco) hanno subito una repressione brutale, sono state picchiate selvaggiamente, arrestate nelle strade e la stampa internazionale ha diffuso in tutto il mondo le loro foto.
Fidel Castro in persona ha ordinato questa repressione chiamando a coordinarla il Generale Francis, il capo della sua scorta personale. Il generale era lì, in abiti civili cercando di non essere individuato nella folla, dava ordini ai suoi teppisti, però la macchina fotografica di qualcuno che lo conosceva molto bene ha scattato una foto dalla quale ed è stato riconosciuto.
Questi ultimi atti di barbarie della dittatura cubana hanno scandalizzato l'opinione pubblica mondiale, molti hanno scoperto la vera natura criminale della Rivoluzione Cubana. Noi cubani abbiamo dovuto attendere più di mezzo secolo prima che il mondo iniziasse a rendersi conto che quella cubana è una dittatura che tortura, uccide e calpesta la dignità dell'essere umano.
Ciò che maggiormente faceva soffrire noi, che eravamo prigionieri politici nelle carceri di Cuba, era proprio questa insensibilità, l'indifferenza degli altri esseri umani, dei governi, della stampa… Nessuna dittatura può sopravvivere senza l'appoggio degli altri governi liberi e democratici. Se a Cuba succederà quello che è successo in Sud Africa, la dittatura finirà subito. Il mio popolo merita la stessa solidarietà internazionale che brindò al Sud Africa o al Cile, perchè non esiste una dittatura buona. Il crimine e la barbarie sono da ripudiare allo stesso modo, che siano di sinistra o di destra.
La sorte dei miei compatrioti risiede nelle mani e nel cuore degli uomini liberi del mondo, da voi dipende la possibilità che Castro continui impunemente a torturare, assassinare, seppellire le sue vittime...
Quando le macchine fotografiche dei giornalisti occidentali entrarono nei campi di sterminio nazisti, il mondo intero inorridì e molti si vergognarono di aver guardato in silenzio.
Il giorno in cui la dittatura cubana finirà e le telecamere delle televisioni entreranno nei seminterrati di tortura della Polizía Política cubana, il mondo inorridirà e tutti voi ricorderete queste mie parole.