MOTIVAZIONE:
“Non sempre ho scritto tutto quello che volevo ma non ho mai scritto quello che non volevo”. Con questa frase che lo ha guidato per tutta la carriera, Italo Cucci ha Contribuito a creare un nuovo stile al modo di fare giornalismo, segnando un'epoca nel raccontare le gesta sportive e non solo, animando e ispirando intere generazioni di giovani con riconosciuta indipendenza professionale. Ha impresso il suo spirito critico come giornalista al Resto del Carlino, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, come Direttore al Guerin Sportivo, Stadio, Corriere dello Sport, Quotidiano Nazionale, come editorialista e commentatore per Rai, Avvenire, Il Roma, come scrittore di numerosi libri e come docente in diversi atenei prestigiosi sparsi per la Penisola. E, ancora, per aver avuto il coraggio nell'ultima parte della carriera di cimentarsi anche con il mondo delle agenzie, "andando alla fonte delle notizie “ come ama dire, assumendo la direzione editoriale dell’Agenzia di stampa Italpress".
Originario del Montefeltro, della famiglia Cucci di Majolo, discendente da parte materna del beato Matteo da Bascio, il fondatore dei Frati Cappuccini, è cresciuto a Rimini, dove ha iniziato la sua avventura giornalistica nel 1958 con il settimanale La Provincia.
Attività giornalistica
Successivamente ha collaborato ad alcuni settimanali della Capitale (Lo Specchio, Il Meridiano, Qui Italia, la Folla, Reporter) diventando infine giornalista professionista nel 1963 al Resto del Carlino. Oggi vive a Pantelleria ed è libero professionista.
Allievo di Gianni Brera, Severo Boschi, Aldo Bardelli ed Enzo Biagi, ha insegnato giornalismo alla Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) di Roma e Sociologia della comunicazione sportiva alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Teramo. È stato collaboratore dell'Università La Sapienza di Roma, dell'Università degli Studi di Palermo, dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca, all'Università di Udine e Gorizia, nonché della LUMSA di Roma, dove ha tenuto seminari e lezioni sui vari aspetti dello sport. Fa parte delle giurie del Premio Prisco e del Premio Beppe Viola (entrambe presiedute da Sergio Zavoli) e da trent'anni del Premio Sport Civiltà dell'Associazione Veterani dello Sport in Parma, nonché delle commissioni d'esame dell'Ordine dei Giornalisti.
Ha diretto i giornali in cui è stato redattore. Prima il Guerin Sportivo (tre volte, rinnovandolo totalmente dal 1975 e portandolo ai massimi storici della diffusione, 340.000 copie), poi Stadio (da condirettore), il Corriere dello Sport-Stadio (due volte), e il Quotidiano Nazionale (che raccoglie le testate La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, il quotidiano in cui ha mosso i primi passi durante la direzione di Giovanni Spadolini). Ha diretto anche il mensile Master e il settimanale Autosprint. Dopo l'esordio a Stadio (1963) è stato anche inviato speciale della “Gazzetta dello Sport” diretta da Gualtiero Zanetti.
Dal 2008 è direttore editoriale dell'agenzia di stampa Italpress[1], attraverso la quale collabora come editorialista per numerosi quotidiani nazionali e locali. È anche editorialista del quotidiano Il Romadi Napoli e di Avvenire. Ha scritto per il Corriere della Sera. Collabora con la RAI come opinionista/editorialista sportivo. Dal marzo del 2012 direttore del periodico Primato. Dal 2016 è tornato a scrivere per il “Quotidiano Nazionale” (Resto del Carlino, la Nazione e il Giorno). Dal 2018 ha ripreso la collaborazione al “Corriere dello Sport- Stadio” come editorialista.
Nel corso della sua lunga carriera, Cucci ha tenuto a battesimo decine di giornalisti, molti dei quali sono diventati direttori e grandi firme. Da Germania 1974 a Sudafrica 2010 ha seguito dieci Mondiali di calcio e sei Olimpiadi.
Scrittore
Cucci ha scritto numerose biografie di campioni e storie dei Mondiali di Calcio e numerosi libri: “Haller com’è”, “Il borghese Bulgarelli”, il romanzo Minuto per minuto, Il mio mondo sui Mondiali di calcio di Mexico 86, l'autobiografia professionale Un nemico al giorno[2], Tribuna Stampa - Storia critica del giornalismo sportivo (con Ivo Germano) che raccoglie l'esperienza ultradecennale d'insegnamento alla scuola di giornalismo della LUISS, Il mondo di Giacomo Bulgarelli, viaggio nostalgico fra fatti e personaggi del calcio dai Sessanta agli Ottanta[3], e Bad Boys, raccolta di articoli pubblicati su Avvenire nella rubrica "La barba al palo"[4]. Nel 2014 ha pubblicato per Minerva Editoriale il romanzo/verità Elettroshock - E la chiamano depressione, scritto insieme al figlio Ignazio[5]. Nel 2014 ha pubblicato per Minerva "Il capanno sul porto-Storia del Conte Alberto Rognoni e del suo tempo". Nel 2015 ha pubblicato per Minerva "Ferrari segreto" e ha curato per Sperling&Kupfer l'autobiografia di Franco Causio "Vincere è l'unica cosa che conta". Nel 2018 ha pubblicato per L’editore Bertani “MORATTI INTER ALBUM DI FAMIGLIA”, storia del popolare club con prefazione di Massimo Moratti. Nel 2019 ha pubblicato con Salvatore Giglio e Nicola Calzaretta per l’editore EffeDi di Torino “BONIPERTI- Storia del grande presidente della Juventus”, prefazione di Giampiero Boniperti, presentazione di Alessandro Del Piero.