Al Premio Ischia dopo l'incontro con Lina Ben Mehnni
Crocevia di incontri, luogo strategico votato all’ospitalità, Ischia conferma la sua vocazione, che si perde nella notte dei tempi. E che si è tradotta anche in un colloquio particolare, un anno fa, quando il giornalista e scrittore Marco Cesario incontrò la blogger della rivoluzione tunisina, la giovane Lina Ben Mehnni, sull’isola per ritirare il Premio Internazionale di Ischia di Giornalismo. Quell’incontro ha dato vita, insieme a una serie di viaggi e ricordi, al libro “Medin” (Rogiosi Editore), che ingloba trenta storie sullo sfondo – che però diventa “palcoscenico” – del Mediterraneo, un “mare di disperazione e desolazione, un mare che divide, ma che potrebbe tornare a unire”. Protagoniste le città che vi si affacciano: un peregrinare che parte da Barcellona, passa per Istanbul, Tangeri, Il Cairo, Tolone, Creta, Israele, la Tunisia, l’Algeria, Trieste: si segnalano così la conversazione con lo scrittore israeliano Amos Oz tra le mura di Gerusalemme; a Tel Aviv con il giornalista di Haaretz, Gideon Levy; a Ischia, come accennato, con la blogger della rivoluzione tunisina Lina Ben Mhenni. “Questo – ha spiegato Cesario – È un mare di disperazione e desolazione. È un deserto, è un mare che divide, ma che potrebbe tornare a unire, rinvigorendo uno scambio che dura da millenni. Considerarlo barriera per respingere i migranti è contro natura: serve andare oltre il paradigma di ‘fortezza Europa’ e trovare nella storia i semi del nuovo futuro di quelle acque, un futuro fatto di inclusione e rinascita” Marco Cesario, dopo una laurea in filosofia all’Università di Napoli ed un Master in filosofia alla Sorbona di Parigi, lavora come reporter per l’agenzia nazionale ANSA e ANSAmed, ramo dell’agenzia specializzato sul Mediterraneo ed il Medio Oriente arabo-musulmano, per la rivista ResetDoc e Micromega (La Repubblica). Nel 2012 aveva pubblicato “Sansür: Censura. Giornalisti in Turchia” (Bianca&Volta Edizioni). Attualmente scrive di Mediterraneo e Medio Oriente su Linkiesta, L’Indro, sull’East e l’Espresso napoletano.